
A Campobello di Mazara il Ros dei carabinieri ha arrestato per 416 bis su richiesta della Dda l’avvocato Antonio Messina, classe 1946, alias “Solimano”, grande finanziatore del defunto capomafia Matteo Messina Denaro. In particolare, è accusato di aver gestito i proventi delle attività economiche della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, “garantendo a Matteo Messina Denaro il sostentamento economico, e per aver mantenuto rapporti con associati mafiosi di diverse articolazioni territoriali della provincia di Trapani, finalizzati all’acquisizione di attività economiche”. Inoltre è accusato di avere “intessuto contatti con personaggi criminali di diverse aree, finalizzati a concludere lucrosissime operazioni imprenditoriali, come ad esempio la gestione dei proventi dell’oleificio ”Fontane d’Oro”, lo smaltimento di rifiuti urbani in Brasile, attività edili collegate al ‘superbonus 110%, l’acquisto di strutture immobiliari all’asta o sottoposte a confisca, la commercializzazione di carburanti.
Massone “in sonno”, già condannato per narcotraffico, concorso esterno in associazione mafiosa, subornazione di teste e per il sequestro di Luigi Corleo, suocero dell’esattore mafioso Nino Salvo, Messina sarebbe stato formalmente affiliato a Cosa nostra, come da lui stesso ammesso in un’intercettazione, su proposta del boss Leoluca Bagarella e avrebbe stretto rapporti oltre che con Messina Denaro, con gli esponenti mafiosi più importanti del Trapanese dell’ultimo ventennio come Domenico Scimonelli, Giovanni Vassallo, Franco Luppino, Jonn Calogero Luppino. Legami tutti finalizzati ad acquisire attività economiche da utilizzare anche per garantire a Matteo Messina Denaro il denaro necessario alla sua clandestinità.
“Personaggio assolutamente versatile e poliedrico, uno dei maggiori protagonisti (in negativo) di questo processo. Da un lato svolge l’attività professionale di avvocato, patrocinando mafiosi e delinquenti comuni (tra i quali proprio quel Rosario Spatola che poi diverrà il suo principale accusatore); dall’altro risulta attivo in vari campi del crimine e coltiva rapporti con esponenti di primo piano della delinquenza organizzata”, scrisse di lui già anni fa, la corte d’assise di Trapani.
L'”Avvocato”, come era inteso, fu anche radiato dall’ordine perché accusato – e poi scagionato – di essere il mandante dell’omicidio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto. Le sue case a Campobello e Torre Granitola furono perquisite pochi giorni dopo l’arresto del boss di Castelvetrano. Messina è anche zio del marito della maestra Laura Bonafede, amante di Messina Denaro, che in udienza ha raccontato come lui cercava un modo di incontrarlo per intimargli di smetterla di millantare amicizie, “perché lui millantava l’amicizia di Messina Denaro per andare nei negozi, nelle attività pubbliche, magari sfruttando questa amicizia per avere regalata la camicia o per subirne dei vantaggi”.
L’indagato è stato sottoposto agli arresti domiciliari con ”braccialetto elettronico”. Sono attualmente in corso perquisizioni nelle province di Trapani e Bologna.