
Appalti che sarebbero stati “pilotati” e assegnati alle ditte che pagavano “mazzette” piuttosto consistenti che servivano per aggiudicarsi i lavori. Cinque gli imprenditori arrestati, tredici (al momento) gli indagati che hanno subìto perquisizioni. Perquisizioni a tappeto nelle sedi di alcune ditte e imprese edili di Favara (e non soltanto) . Alcune perquisizioni, infatti, sarebbero state eseguite anche nel catanese, nel leccese, nel trapanese, a Ravanusa e Canicattì.
Sarebbero coinvolti un avvocato, ingegneri, ex dirigenti dei comuni di Ravanusa e Licata. Ma c’è di più: tra gli indagati risulta un personaggio la cui identità è stata celata con un omissis.
Ad eseguire il provvedimento sono stati gli agenti della Squadra mobile di Agrigento agli ordini del vicequestore aggiunto Vincenzo Perta. I reati contestati sono corruzione, ricettazione, turbativa d’asta.
Tra gli appalti “pilotati” grazie al pagamento di tangenti ci sarebbero – secondo la procura di Agrigento – i lavori di manutenzione straordinaria della strada provinciale 19 Salaparuta-Santa Margherita Belice ma anche la riqualificazione e la ristrutturazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata, nonchè i lavori di ristrutturazione ed automazione per l’ottimizzazione della rete idrica del Comune di Agrigento, per un valore di oltre 37 milioni di euro.
In carcere sono finiti Diego Caramazza, 44 anni, e Luigi Sutera Sardo, 58 anni (ex assessore di Favara ed ex consigliere provinciale), entrambi di Favara. Arresti domiciliari, invece, per Sebastiano Alesci (ex dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale di Ravanusa), 67 anni, di Licata, Carmela Moscato, 65 anni e Federica Caramazza, 36 anni, rispettivamente mamma e figlia.
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