
Fanghi di dragaggio non trattati, conferiti in discarica come se fossero stati bonificati. È quanto emerso dall’operazione “Dirty Mud”, condotta dalla Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Porto Empedocle, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Agrigento.
Le indagini, avviate nel settembre scorso, hanno permesso di accertare che i fanghi provenienti dal porto di Trapani, trasportati a Porto Empedocle tramite due draghe e destinati a un impianto mobile di “sediment washing”, non venivano sottoposti al previsto trattamento ambientale, o lo erano solo in minima parte, prima dello stoccaggio e del successivo conferimento in una discarica della provincia di Agrigento.
L’attività investigativa ha interessato anche le regioni Lazio e Campania, con l’obiettivo di verificare la regolarità dell’intero ciclo di gestione dei fanghi: dal trasporto al trattamento, fino allo smaltimento finale. Tutte le operazioni risultavano disciplinate da specifiche normative ambientali e dal contratto di appalto pubblico stipulato con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, per un valore complessivo di 59 milioni di euro.
Nel dettaglio, il progetto prevedeva l’installazione di un impianto mobile per il lavaggio dei fanghi sul molo di levante di Porto Empedocle e l’uso di un’area demaniale, in località Caos, come sito di stoccaggio provvisorio. Alla luce degli elementi raccolti, la Guardia costiera ha disposto il sequestro dell’impianto e dell’area di deposito, per una superficie complessiva di circa 60.000 metri quadrati, con all’interno una grande quantità di rifiuti speciali.
Tutti i soggetti coinvolti, a vario titolo, sono stati denunciati in stato di libertà alla Procura per i reati di frode nell’esecuzione di contratto pubblico, per illecita gestione di rifiuti speciali e per realizzazione di discarica abusiva, in assenza delle necessarie autorizzazioni ambientali.
Nel corso della stessa indagine è stata scoperta anche una seconda discarica abusiva nel territorio del Comune di Agrigento, estesa su circa 10.000 metri quadrati. Al suo interno sono stati rinvenuti rifiuti fangosi di probabile provenienza dal porto di Trapani, insieme ad altri materiali di natura speciale, pericolosa e non. L’area è stata sottoposta a sequestro preventivo per stoccaggio illecito e miscelazione non autorizzata di rifiuti.
L’operazione “Dirty Mud” rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme sul delicato equilibrio tra grandi opere pubbliche e tutela dell’ambiente marino e costiero.