
L’attore e regista Roberto Iannone ha accusato il noto produttore agrigentino e direttore artistico del teatro Pirandello, Francesco Bellomo, d’averlo usato come prestanome in due società per evadere il Fisco che adesso a Iannone chiede 486 mila euro. Bellomo è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma per l’ipotesi di reato di sostituzione di persona. Lo riporta oggi Il Fatto Quotidiano. Una vicenda tutta da verificare: delle indagini si sta già occupando la guardia di finanza della capitale. Ed è un’inchiesta – per come scrive il quotidiano diretto da Marco Travaglio – che rischia di creare un terremoto sul teatro Pirandello che è uno dei motori di Agrigento capitale italiana della cultura.
Secondo quanto ricostruito da Il Fatto, Bellomo avrebbe offerto un provino all’attore, che conosce dal 2006, per Il caso Tandoy. Poi gli avrebbe chiesto – a detta di Iannone – di diventare, “per incompatibilità con il Pirandello”, rappresentante legale di due società di Roma. L’incarico è del gennaio 2022. Iannone, nel frattempo, ritorna a calcare il palco e fra il 2023 e il 2024 è impegnato nelle tournée. Poi la scoperta di Iannone del debito col Fisco e la diffida all’utilizzo della sua firma digitale. Bellomo – due le denunce presentate dall’attore e regista a suo carico – contattato da Il Fatto si dice “sorpreso ed amareggiato”: “Con le indagini in corso – dice al quotidiano – non ha senso che mi metta a controbattere. Sono a posto con la coscienza”.
Il quotidiano ha anche fatto il punto sui finanziamenti pubblici ottenuti dal teatro Pirandello, anche per Capitale italiana della cultura, nonché sulla composizione del Cda (con impronta di Fratelli d’Italia, scrive la testata giornalistica). I componenti del Consiglio d’amministrazione sono – è stato rimarcato – estranei all’inchiesta.