
Un vero è proprio business legato ai detenuti è stato scoperto a Palermo, dove sono scattati 12 provvedimenti per altrettante persone (7 delle quali già in carcere). L’operazione dei carabinieri coordinata dalla Procura ha smascherato un’organizzazione criminale che introduceva droga e cellulari nel Pagliarelli, anche grazie alla corruzione di alcuni agenti della polizia penitenziaria, che venivano pagati. Veniva usata tutta una serie di escamotage per far entrare gli stupefacenti e i telefoni, avvalendosi di volta in volta dei parenti durante i colloqui e dei detenuti ammessi al lavoro esterno.
La droga era venduta a prezzi estremamente più alti rispetto a quelli praticati nel mercato esterno, con ricavi addirittura decuplicati. In carcere, secondo l’indagine, alcuni detenuti detenevano il potere con violenza e spedizioni punitive, agevolati anche dalla connivenza o debole resistenza opposta da alcuni agenti penitenziari, i quali peraltro generavano una situazione di pericolo per i colleghi più onesti e per la fascia più debole dei detenuti, privi di difese.
Sono stati complessivamente sequestrati 56 micro cellulari, 25 smartphone, 20 sim card e oltre un chilo di sostanze stupefacenti tra cocaina, crack, hashish e marijuana. I carabinieri di Catania hanno trovato a casa di uno degli arrestati circa 5 chili di droga e 9.700 euro in contanti. A Palermo è stato anche arrestato per spaccio il figlio 25enne di uno degli indagati.