
Diventa definitiva la condanna a 12 anni di reclusione nei confronti di un quarantottenne agrigentino accusato di aver abusato sessualmente della figlia minorenne della compagna, vittima anche di lesioni e maltrattamenti unitamente al fratellino. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che, pronunciandosi lo scorso 8 novembre, ha messo la parola fine ad una terribile vicenda. Confermate interamente, dunque, le sentenze di condanna già emesse dal tribunale di Agrigento prima (marzo 2023) e Corte di Appello di Palermo poi (febbraio 2024).
Diventa definitiva anche la condanna al risarcimento di 180 mila euro complessivi da liquidare in favore della parte civile: ragazza, fratello e padre naturale, tutti rappresentati dall’avvocato Francesco Carrubba. La drammatica vicenda, caratterizzata da abusi sessuali, minacce e botte, risale al 2016 ma si sarebbe protratta nel tempo per almeno altri cinque anni. L’inchiesta nasce dalle denunce della ragazzina che aveva confidato al padre il clima di terrore in cui viveva. Agli atti una lunga lista di abusi e maltrattamenti subiti già all’età di otto anni: botte con un mattarello e una “sucarola” (tubo in gomma), schiaffi, pugni e gli approcci sessuali (tentati e consumati). Accuse che la ragazzina, trovando coraggio e sostegno, ha messo nero su bianco in sede di denuncia per poi confermarle anche durante l’incidente probatorio.